scherzavo, (forse) è l’inverno!

dopo aver scritto quella smielata dedica d’amore all’autunno circa un mese fa, penso di poter dire che tutte le cose che ho ammirato allora, si sono consumate alla velocità con cui gli alberi si sono spogliati delle foglie. un mese fa immaginavo che a questo punto il mio entusiasmo sarebbe scemato, invece ora, con i piedi nella prima casella dell’avvento, non è cambiato nulla, sono allo stesso modo entusiasta. e l’autunno? c’è qualcosa che non va nel mio entusiasmo per le stagioni? perché ci dovrebbe essere qualcosa che non va? perché di solito siamo indifferenti al passaggio tra le stagioni e ora mi interessa così tanto? sarà così anche per l’arrivo della primavera (aka stagione che non mi ha mai entusiasmata)? se sarò entusiasta anche per la primavera dovrei farmi vedere? il prossimo passo sarà comprare incenso e una di quelle luci di sale rosa da mettere sul comodino? non so, sento che potrei andare avanti e scrivere tutte le mie domande esistenziali, ma vorrei parlarvi dell’inverno [ma soprattutto: riuscirei a fermarmi a una certa? perché francamente sto dando un taglio ora per non scrivere un’intera pagina di blog solo di domande (che sarebbe stra una figata come pagina di blog, onestamente)].

dicevo: inverno alle porte e io inaspettatamente entusiasta… non che pensassi di non esserlo, ma pensavo che con nessun’altra stagione avrei superato il mio entusiasmo autunnale. di fatto non l’ho superato, sono in un certo modo allo stesso livello, o forse una parte di me non vuole far vincere né l’una né l’altra… che non è poi diverso.

mi sento come quando stai camminando e all’improvviso vedi una persona che non incrociavi da un po’ e che non ti aspettavi di vedere. parte l’automatica serie di come-va-tutto-bene-tu-invece-come-stai-bene-bene [tutt’al più uno dei due accenna che va così così, perché negli ultimi esami del sangue aveva il ferro basso, o perché ha un esame universitario domani (in qualche modo gli esami c’entrano sempre) ma insomma, tutto si sistemerà] e di solito poi arriva puntuale il ma-vediamoci-ogni-tanto-se-sei-nei-paraggi-mi-farebbe-piacere-anche-a-me-dai-organizziamo e sappiamo come finisce. prima di scambiarvi inutili convenevoli però, c’è un momento in cui sei davvero felice e vorresti davvero sapere come sta e per un istante pensi a quel momento, di quattro o cinque anni prima, in cui guardando quello stesso volto sapevi tutto quello che gli passava nella testa. ora invece sembra una persona diversa, con quegli stessi tratti che hai in mente, ma la pelle leggermente più giallognola, un nuovo paio di occhiali, gli occhi più chiari di quanto non ricordassi, i capelli portati più corti sulle spalle, ed entrambi siete, irrimediabilmente, molto più vicini a quando calerà su di voi un buio eterno, di quanto non lo foste quattro o cinque anni fa.

non so come mai, ma oggi continuo a divagare dal tema con una facilità allarmante, scusatemi… posso dare la colpa al troppo David Foster Wallace che sto leggendo? lui e le sue note di merda che amo. ad ogni modo dicevo: in questo momento mi sento come quando vedi da lontano quella persona e in un attimo hai un flash dal passato. proprio quell’esatto momento in cui ti ricordi quanto eri felice allora. quanto è bello l’inverno, onestamente, e quanto lo aspettavamo. a novembre alle superiori erano tutti già pieni-fino-a-qui e iniziavano a programmare il capodanno con gli amici, con la scusa che poi si rischiava di muoversi troppo tardi. alle medie tutti aspettavano solo che aprisse la pista di pattinaggio in centro per passare interi pomeriggi a cadere e ridere sul ghiaccio. alle elementari non si faceva altro che paciolare tutto il giorno dei regali che si sarebbero chiesti nella letterina di Santa Lucia e di come si sarebbe riusciti finalmente a incastrarla, quando sarebbe arrivata a casa per la consegna.

la cosa che mi fa ridere è che Emma me l’aveva detto… non so come ma aveva predetto che sarei finita a fare liste di motivi e ricordi per cui amo questa o quell’altra stagione. il suo era, in realtà, un suggerimento, probabilmente perché era preoccupata e voleva porre fine alla mia folle ricerca di una risposta a una domanda così banale come ‘qual è la tua stagione preferita?’. maledetto il primo che per fare conversazione ha articolato questa parole. il primo sapiens che, mentre aspettava una preda nascosto dietro una roccia, voleva spezzare il silenzio imbarazzato tra lui e l’altro sapiens che era finito in coppia con lui dietro a quella roccia e ha pensato bene di evitare osservazioni sul tempo contingente della serie oggi-fa-più-freddo-di-ieri (già banali all’epoca dei sapiens) e chiedere più generalmente quale tempo l’altro preferisse. immaginatevi l’altro, spiazzatissimo, che era abituato già a rispondere in modo automatico eh-sì-più-freddo e invece, con lo sguardo perso all’orizzonte, ha iniziato a vagare con la mente e si è ricordato di quando aveva catturato la sua prima preda in inverno, di quanto fiero si fosse sentito, spavaldo correndo tra gli alberi con la neve che faceva quella sorta di scricchiolio che fa ancora adesso quando la calpesti ed è fresca, correva con un vento freddo che gli pungeva gli zigomi e i polmoni che gli facevano male, come ghiacciati dall’aria… okay, abbiamo capito che oggi la parola d’ordine è divagare (a parte che è palese che, perso nei suoi pensieri, si sia perso anche la preda e abbia litigato con l’altro sapiens perché, infame, non si fosse limitato a un’osservazione sul tempo contingente).

ad ogni modo non è ancora inverno, o meglio, non siamo ancora nel pieno dell’inverno, quindi credo di dover aspettare prima di dare risposte definitive. alla fine mi toccherà fare un’altra lista di motivi per cui ci sta (anche) l’inverno e poi si vedrà… vi tengo aggiornati comunque

C

ps. quando ho cominciato a riflettere su questa cosa delle stagioni ho fatto una lista di autori che hanno lavorato con questo tema. è ancora all’inizio, ma ogni contributo è ben accetto per ampliare la riflessione… la trovi qui